L'omicidio di John Lennon venne commesso la sera di lunedì 8 dicembre 1980, quando il celebre musicista britannico venne colpito da quattro proiettili sparatigli alle spalle da Mark David Chapman, un fan squilibrato, con una pistola calibro .38 nell'ingresso del Dakota Building, sua residenza a New York. Lennon, 40 anni, era appena tornato da una seduta di registrazione al Record Plant Studio insieme alla moglie Yōko Ono, 47 anni.
Gravemente ferito, Lennon venne dichiarato morto all'arrivo al Roosevelt Hospital. I medici dell'ospedale dichiararono che nessuno sarebbe potuto sopravvivere più di cinque minuti dopo aver subito tali ferite. Poco tempo dopo, delle stazioni radio locali diffusero la notizia della morte dell'ex beatle e una folla di suoi ammiratori si riunì nei pressi del Roosevelt Hospital e davanti al Dakota. Il corpo di Lennon fu cremato al Ferncliff Cemetery di Hartsdale, due giorni dopo il decesso; le sue ceneri furono consegnate alla moglie, che scelse di non far celebrare nessun funerale. Il primo annuncio televisivo della morte di Lennon venne dato dal telecronista sportivo Howard Cosell, sulla rete ABC durante una partita di football americano trasmessa in diretta su Monday Night Football.
Chapman ammise la responsabilità nell'omicidio di Lennon e venne condannato a una pena compresa fra i vent'anni e l'ergastolo; non è mai stato rilasciato, in quanto gli è stata ripetutamente negata la richiesta di libertà vigilata, anche se sono state promosse campagne contro la sua scarcerazione.
La fotografa Annie Leibovitz si recò all'appartamento dei Lennon per un servizio fotografico commissionato dalla rivista Rolling Stone. La Leibovitz promise a John Lennon che la foto di lui insieme a Yoko Ono sarebbe finita sulla copertina della rivista, sebbene lei avesse inizialmente cercato di ottenere una foto del solo Lennon. La fotografa riferì: «Nessuno la voleva in copertina» [riferendosi a Yoko Ono]. Lennon insistette per finire in copertina insieme alla moglie, e dopo aver scattato le foto, la Leibovitz lasciò l'appartamento alle 15:30. Dopo la sessione fotografica, Lennon rilasciò al DJ di San Francisco Dave Sholin quella che sarebbe diventata la sua ultima intervista, per una trasmissione radiofonica da mandare in onda su RKO Radio Network. Alle 17:40 i coniugi Lennon, a bordo di una limousine, lasciarono l'appartamento per recarsi ai Record Plant Studios per lavorare al missaggio della canzone Walking on Thin Ice della Ono.
Quando Lennon e Yoko Ono uscirono dal portone del Dakota per salire sulla limousine, circondati dalla troupe della RKO Radio, furono avvicinati da un gruppo di fan in cerca di autografi. Tra di loro c'era Mark David Chapman. Era pratica abituale per i fan aspettare fuori dal Dakota per incontrare Lennon e chiedergli un autografo. Chapman, 25 anni, originario di Honolulu, di professione guardia di sicurezza, aveva in precedenza viaggiato fino a New York con l'intenzione di uccidere Lennon già in ottobre (prima della pubblicazione di Double Fantasy), ma aveva cambiato idea ed era tornato a casa. In assoluto silenzio Chapman strinse la mano a Lennon e gli porse una copia di Double Fantasy a Lennon, che il musicista firmò tranquillamente. Dopo aver autografato l'album, Lennon domandò: «Is this all you want?» ("È questo tutto quello che vuoi?") a Chapman, il quale sorrise timidamente ed annuì. Il fotografo Paul Goresh immortalò la scena scattando una foto di Lennon mentre autografa l'album a Chapman che lo osserva sorridente. Chapman stava attendendo Lennon fuori dal Dakota fin da metà mattina ed aveva anche parlato con Sean Lennon, il figlio di John e Yoko, di 5 anni, che era uscito insieme alla tata, Helen Seaman, mentre i due rincasavano nel pomeriggio. Secondo quanto dichiarato da Chapman, egli toccò brevemente la mano del bambino.
I coniugi Lennon trascorsero diverse ore al Record Plant prima di tornare a casa al Dakota, approssimativamente intorno alle 22:50. Lennon aveva deciso di tornare a casa in modo da poter dare la buonanotte al figlio Sean, prima di recarsi a mangiare fuori al ristorante "Stage Deli" insieme alla Ono. La limousine dei Lennon si fermò sulla strada davanti all'ingresso al civico 1 di West 72nd Street invece di parcheggiare nel più sicuro cortile interno del Dakota.
Il custode del Dakota, José Perdomo, e un tassista che si trovava nei paraggi, videro Chapman in piedi nell'ombra accanto al portone d'ingresso. Mentre John e Yoko passavano, Lennon diede una fugace occhiata a Chapman, dando l'impressione di riconoscerlo da prima. Pochi secondi dopo, Chapman gli sparò alle spalle cinque colpi in rapida successione con un revolver Charter Arms .38 Special, da una distanza di circa tre metri. Basandosi sul rapporto fatto quella sera dal detective James Sullivan della NYPD, numerose radio, reti televisive, e giornali riportarono che Chapman, prima di sparare, esclamò «Mr. Lennon!», e poi si accovacciò in posizione di tiro piegando leggermente le ginocchia.
Altre testimonianze non menzionano le parole "Mr. Lennon" o la "posizione di tiro". Chapman stesso disse di non ricordare se avesse chiamato Lennon o meno prima di sparargli, ma confermò di aver assunto la posizione di tiro per non sbagliare la mira, in un'intervista datata 1992 concessa a Barbara Walters.. Il primo colpo mancò il bersaglio, sorvolando la testa di Lennon e andando ad infrangere una finestra del Dakota Building. Due proiettili colpirono Lennon sul lato sinistro della schiena ed altri due gli perforarono la spalla sinistra. Uno dei colpi trapassò l'arteria succlavia.
Lennon, sanguinando copiosamente dalle ferite e dalla bocca, salì i cinque scalini che portavano alla guardiola della sicurezza mormorando: «I'm shot, I'm shot» ("Mi hanno sparato, mi hanno sparato"), e poi stramazzò al suolo. Il concierge Jay Hastings, dopo aver constatato la gravità del ferimento di Lennon aprendogli il giubbotto di pelle che indossava, gli coprì il petto con la giacca della sua divisa, gli tolse gli occhiali insanguinati e chiamò la polizia.
All'esterno, sul marciapiede, Perdomo tolse la pistola dalle mani di Chapman, che era rimasto come imbambolato dopo la sparatoria, e la gettò lontano. Chapman si tolse il cappotto in modo che la polizia al suo arrivo potesse constatare che non aveva altre armi addosso, e si sedette sul bordo del marciapiede ad aspettare. Sotto il cappotto, indossava una t-shirt promozionale dell'album Hermit of Mink Hollow di Todd Rundgren. Perdomo gridò a Chapman: «Do you know what you've just done?» ("Sai che cosa hai appena fatto?"), domanda alla quale egli rispose con assoluta calma: «Yes, I just shot John Lennon» ("Sì, ho appena sparato a John Lennon").
I primi poliziotti ad arrivare sulla scena del crimine furono Steven Spiro e Peter Cullen, che si trovavano tra la 72ª Strada e Broadway quando sentirono via radio la notizia di una sparatoria occorsa nei pressi del Dakota. Gli agenti arrivarono circa due minuti dopo e trovarono Chapman seduto e "molto calmo" che leggeva un libro, una copia de Il giovane Holden di J. D. Salinger. Gli misero immediatamente le manette ai polsi e lo fecero salire sul retro dell'auto della polizia. Chapman non oppose nessuna resistenza all'arresto.
La seconda pattuglia di agenti, costituita da Herb Frauenberger e Tony Palma, arrivò in loco pochi minuti dopo. Trovarono Lennon steso a faccia in giù ai piedi della scalinata della reception. Constatata la situazione critica della vittima, gli agenti decisero di non aspettare l'arrivo di un'ambulanza, caricarono Lennon in auto, e lo trasportarono di corsa al St. Luke's-Roosevelt Hospital Center. L'agente James Moran raccontò che posizionarono John Lennon sul sedile posteriore. Moran gli chiese: «Sei tu John Lennon?» e Lennon annuì replicando debolmente: «Sì». Questa testimonianza è tuttavia in contrasto con quella rilasciata da un altro agente di polizia, Bill Gamble, che raccontò di un Lennon incapace di rispondere, che emise solo un sommesso gorgoglio, prima di perdere conoscenza.
Il dottor Stephan Lynn, responsabile del pronto soccorso dell'ospedale, richiamato d'urgenza sul posto di lavoro da casa dopo un turno di lavoro di tredici ore, ricevette Lennon nella sala emergenze del Roosevelt Hospital pochi minuti dopo le 23:00, quando gli agenti Frauenberger e Moran, appena arrivati sul posto, richiesero assistenza urgente per una vittima di numerosi colpi di arma da fuoco. All'arrivo Lennon non respirava e non aveva più pulsazioni. Il dottor Lynn, altri due medici, un'infermiera, ed altro personale medico cercarono di rianimare Lennon per 10 o 15 minuti ma senza successo. Come ultimo tentativo, Lynn cercò di praticare un massaggio cardiaco a cuore aperto sul paziente per stimolare la circolazione sanguigna, ma presto si accorse che i danni erano troppo estesi ed irreparabili.
John Lennon morì presumibilmente alle 23:07 e venne ufficialmente dichiarato morto alle 23:15. La salma venne trasportata all'obitorio sulla 520 First Avenue dove fu eseguita un'autopsia sul cadavere. La causa di morte riportata sul certificato fu "ipovolemia", causata dalla perdita di più dell'80% del volume sanguigno a seguito di colpi di arma da fuoco.
Vari testimoni riportarono il fatto che, nel momento in cui Lennon venne dichiarato morto, dagli altoparlanti della radio dell'ospedale veniva trasmessa una canzone dei Beatles, All My Loving.
Quando il dottor Lynn diede la notizia del decesso di Lennon alla Ono, dapprima la donna rispose incredula: «Volete dirmi che sta dormendo, vero?» e poi iniziò a singhiozzare e disse: «Oh no, no, no, no... dimmi che non è vero!» prima di accasciarsi al suolo ed iniziare a sbattere la testa sul pavimento. Yoko si calmò solo quando un'infermiera le consegnò la fede nuziale del marito. In stato di shock, Yoko Ono venne portata via dal Roosevelt Hospital da David Geffen, presidente della Geffen Records. Prima di andarsene, la Ono chiese alla direzione dell'ospedale di non diffondere ai media la notizia della morte di Lennon fino a quando non avesse informato lei stessa il figlio Sean, che si trovava a casa: Yoko infatti non voleva che il bambino apprendesse la notizia della morte del padre da un notiziario televisivo.
Il succitato racconto è in contrasto con quanto dichiarato dal dottor David Halleran in un articolo del New York Times del 2005, nel quale egli afferma di essere stato lui a prestare le prime cure mediche a John Lennon all'arrivo all'ospedale, e non Lynn. Secondo lui altri due medici lo assistettero durante l'intervento di rianimazione.
Anche il resoconto del particolare di Yoko Ono che sbatte la testa sul pavimento alla notizia della morte di Lennon è stato messo in dubbio da altre due infermiere presenti sulla scena quella notte.
La sera dell'8 dicembre 1980, nel corso del programma Monday Night Football durante una partita di football americano tra Miami Dolphins e New England Patriots, il noto telecronista sportivo Howard Cosell diede in diretta la notizia dell'assassinio di John Lennon interrompendo la telecronaca della partita. La notizia era stata data a Cosell e Frank Gifford da Roone Arledge, all'epoca presidente della divisione notizie e sport della ABC, verso la fine del match:
Le dinamiche dell'omicidio non erano ancora ben chiare al momento dell'annuncio: in realtà Lennon era stato colpito non da due ma da quattro colpi di pistola e non era stato dichiarato morto già all'arrivo.
La ABC era riuscita ad ottenere questo scoop grazie alla fortuita presenza di Alan Weiss, giornalista della ABC, nel pronto soccorso dell'ospedale dove era stato trasportato Lennon quella sera. Weiss infatti aveva subito un incidente motociclistico e attendeva di essere visitato, secondo alcune testimonianze, proprio dal dottor Lynn.
L'omicidio di Lennon generò un'ondata di sgomento e orrore in tutto il mondo su scala senza precedenti. Le spoglie di Lennon furono cremate al Ferncliff Cemetery di Hartsdale, New York, Contea di Westchester; nessun funerale venne celebrato. Yoko Ono fece sapere alla folla di fan riuniti in veglia funebre all'esterno del Dakota che i loro canti l'avevano tenuta sveglia; chiese che si riunissero a Central Park la domenica seguente per una decina di minuti di preghiera in silenzio.
Il 14 dicembre 1980, milioni di persone in tutto il mondo risposero all'appello della Ono di fermare ogni attività per 10 minuti di silenzio in onore di Lennon. Trentamila si riunirono a Liverpool, e circa 225.000 persone si recarono a Central Park, vicino al luogo del delitto. In questi dieci minuti, ogni stazione radiofonica di New York sospese le trasmissioni. Almeno tre fan dei Beatles si suicidarono, portando Yoko Ono a fare un pubblico appello chiedendo ai fan di non disperarsi e di non compiere atti estremi per amore di John. Il 18 gennaio 1981, una lettera aperta da parte di Yoko venne pubblicata sul New York Times e sul Washington Post. Intitolata "In Gratitude"; in essa la vedova Lennon esprimeva proprio il ringraziamento personale ai milioni di persone che avevano pianto la perdita di John e chiedevano come commemorare la sua vita ed aiutare lei e Sean.
Nelle ore immediatamente successive all'omicidio, un giornalista chiese a Paul McCartney di commentare la morte di Lennon e McCartney rispose: «Drag, isn't it?» («È una scocciatura, non è vero?»). Questa risposta apparentemente sprezzante venne molto criticata; McCartney in seguito diede la propria spiegazione in un'intervista a Playboy: «Fui costretto a passare una giornata stressante in perenne stato di shock e risposi "è una scocciatura". Intendevo dire "è un male" nel senso più forte del termine, volevo dire "è una tragedia". Ma, sai, quando vedi il video, dico: "si, è una scocciatura". È un fatto». All'inizio della stessa giornata, McCartney aveva dichiarato a dei giornalisti che lo avevano raggiunto a casa sua nel Sussex: «John sarà ricordato per il suo contributo unico all'arte, alla musica ed alla pace nel mondo».
Ringo Starr e la fidanzata Barbara Bach, in vacanza alle Bahamas, furono raggiunti dalla triste notizia e partirono subito per New York per andare a confortare Yoko Ono. Il quarto ex Beatle, George Harrison, cadde in uno stato di profondo shock e, temendo per la propria incolumità, si circondò di guardie del corpo. Harrison rilasciò la seguente dichiarazione: «Dopo tutto quello che abbiamo passato insieme, ho avuto ed ho ancora grande amore e rispetto per John Lennon. Sono scioccato e stordito».
Mark David Chapman fu accusato di omicidio di secondo grado (secondo la legge statunitense) e venne condannato ad una pena da un minimo di 20 anni al massimo dell'ergastolo. A partire dal 2000, scontato il termine minimo della pena, si è visto rifiutare la richiesta di scarcerazione sulla parola per ben dodici volte. Dopo 30 anni trascorsi nel carcere di Attica, nel 2012 è stato trasferito in quello di Wende, sempre nello Stato di New York. Nel corso degli anni ha concesso varie interviste dal carcere, anche una al talk show di Larry King, dove ha spiegato le motivazioni del suo gesto e le dinamiche dell'omicidio:
Dopo il tragico evento, Double Fantasy balzò al primo posto in classifica, sia negli Stati Uniti sia nel Regno Unito, e gran parte dei dischi precedenti tornarono in auge. Tra la fine del 1980 e i primi mesi del 1981, Lennon fu infatti presente nelle classifiche con i singoli (Just Like) Starting Over, Give Peace a Chance, Happy Xmas (War Is Over), Imagine, Woman e Watching the Wheels, e con gli album Double Fantasy, Imagine, Walls and Bridges, Rock 'n' Roll e Shaved Fish.
Nel 1985, la città di New York dedicò a John Lennon una zona di Central Park direttamente davanti al Dakota, dove egli era solito fare delle passeggiate, intitolandola Strawberry Fields Memorial. Come simbolica dimostrazione di unità tra i popoli, varie nazioni del mondo donarono degli alberi: la città italiana di Napoli donò il mosaico centrale con la scritta Imagine. Non è raro che ancora oggi degli ammiratori di Lennon si rechino in questa zona per portare candele oppure omaggi floreali.
Nel corso degli anni sono usciti vari film che hanno raccontato l'omicidio di John Lennon. Questi includono:
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