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Artavazd Pelešjan


Artavazd Pelešjan


Artavazd Ašotovič Pelešjan (in armeno Արտավազդ Փելեշյան?, in russo Артавазд Ашотович Пелешян?; Gyumri, 22 febbraio 1938) è un regista armeno, realizzatore di corto e mediometraggi molto particolari nel campo della cinematografia documentaria.

Artavazd Pelešjan nasce il 22 febbraio del 1938 a Leninakan (oggi Gyumri), in Armenia. Studia in un istituto tecnico e lavora come disegnatore industriale, ma si interessa anche di musica e cinema. Nel 1963 si trasferisce a Mosca per iscriversi al VGIK, dove studia le opere di Ejzenstejn, Vertov, Romm e Jutkevič, ma anche di alcuni registi occidentali le cui opere erano state importate in Unione Sovietica con la destalinizzazione (Fellini, Antonioni, Resnais). Per il VGIK gira i primi lungometraggi: Pattuglia di montagna (1964), Il cavallo bianco (1965), La terra degli uomini (1966). Nel 1967 si diploma con un corto dedicato alla rivoluzione d'ottobre e ai suoi effetti sulla storia del ventesimo secolo, L'inizio, che anticipa i caratteri della produzione successiva: uso di materiali di repertorio, montaggio anti-naturalistico, musica che fa da contrappunto alle immagini.

Il successivo Noi (1969), un poema visivo dedicato all'Armenia e al suo popolo, mostra la raggiunta maturazione del regista e applica pienamente i principi del "montaggio della distanza" da lui teorizzati. Il corto vince il Gran Premio al Kurzfilmtage Festival d'Oberhausen del 1970. Nel 1971 gira Abitanti, che attraverso il montaggio contrappone l'armonia della natura e degli animali alla frenesia della civiltà. In questo periodo formalizza le sue teorie sul montaggio nel saggio "Il montaggio a contrappunto o la teoria del montaggio a distanza", che sarà pubblicato nel libro Il mio cinema nel 1988. I temi naturalistici ritornano nel corto Quattro stagioni (1975), con la fotografia di Michail Vartanov (collaboratore di Sergej Paradžanov).

Dopo un decennio di inattività, nel 1982 filma il suo film più lungo, Il nostro secolo, un documentario sperimentale dedicato alle conquiste spaziali. Impiegando nuovamente le sofisticate tecniche di montaggio del regista, il film mostra le delicate fasi che precedono un lancio e riprende il tema del conflitto tra le tecnologie dell'uomo e le forze della natura. Come i film precedenti, anche Il nostro secolo trova scarsa distribuzione fuori dall'Unione Sovietica fino alla metà degli anni ottanta quando, in contemporanea alla politica di apertura voluta da Michail Gorbačëv, il critico francese Serge Daney organizza a Parigi le prime retrospettive sul cinema sovietico. Il riconoscimento critico delle opere di Pelešjan arriva ai festival di Rotterdam, Pesaro e Nyon nella seconda metà del decennio, soprattutto da parte della stampa francese.

Tra il 1992 e il 1993 gira i suoi ultimi due cortometraggi, Fine e Vita. Nel 2011 Pietro Marcello gli dedica un documentario, Il silenzio di Pelešjan.

  • Pattuglia di montagna (Լեռնային պարեկ) (1964)
  • Il cavallo bianco (Белый конь) (1965)
  • La terra degli uomini (Մարդկանց երկիրը) (1966)
  • Il principio (Սկիզբը) (1967)
  • Noi (Մենք) (1969)
  • Gli abitanti (Բնակիչները) (1970)
  • Pastorale d'autunno (Осенняя пастораль) (1971) (realizzato da Michail Vartanov)
  • Il momento sorprendente (Աստղային ժամ) (1972)
  • Quattro stagioni (Տարվա եղանակները) (1975)
  • Il nostro secolo (Մեր դար) (1982)
  • Fine (Վերջը) (1992)
  • Vita (Կյանք) (1993)
  • Michail Vartanov, "Artavazd Peleshyan", Erevan, "Garun" 1971.
  • Artavazd Pelešjan, Moe kino, Erevan, Sovetakan Grogh, 1988.
  • Cinema russo
  • Sergej Michajlovič Ėjzenštejn
  • Dziga Vertov
  • Sergej Paradžanov
  • Michail Vartanov
  • Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Artavazd Pelešjan
  • Artavazd Pelešjan, su MYmovies.it, Mo-Net Srl.
  • (EN) Artavazd Pelešjan, su IMDb, IMDb.com.
  • (EN) Artavazd Pelešjan, su AllMovie, All Media Network.
  • (DEEN) Artavazd Pelešjan, su filmportal.de.
  • Parajanov-Vartanov Institute, su parajanov.com.
  • International Documentary Festival Amsterdam, su idfa.nl. URL consultato il 29 novembre 2020 (archiviato dall'url originale il 24 ottobre 2020).
  • Art Review Magazine, su artreview.com.



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Artavaside II


Artavaside II


Artavaside II d'Armenia (armeno: Արտավազդ Երկրորդ; ... – 31 a.C.) è stato un sovrano della dinastia artasside e regnò in Armenia dal 53 a.C. al 34 a.C.

Figlio e successore di Tigrane II, la figura di questo sovrano armeno è molto controversa, a causa dei suoi repentini cambi di fronte, ma la sua indecisione in campo politico fu compensata dalle qualità intellettuali: fu infatti molto istruito e autore di tragedie greche e di altre opere letterarie (Plutarco,Vita di Crasso).

Il regno di Artavaside II è segnato da una fase discendente del regno d'Armenia. Dopo i fasti e le grandi conquiste di Tigrane II il Grande, il regno armeno si trovò a fungere da campo di battaglia nella contesa tra l'espansionismo di Roma e quello dei Parti. La fase iniziale del suo regno fu condotta insieme a suo padre, il quale morì nel 55 a.C., lasciando una nazione divisa internamente tra i sostenitori dei Romani e dei Parti, ed un erede incapace di prendere una posizione precisa a favore di una o dell'altra parte.

Quando Marco Licinio Crasso, in qualità di governatore della Siria intraprese una campagna contro i Parti nel 53 a.C., Artavaside si proclamò alleato di Roma e offrì un contingente di 6.000 cavalieri oltre al permesso di attraversare il territorio armeno all'esercito romano. Tuttavia Crasso rifiutò l'offerta e preferì attaccare l'esercito dei Parti attraversando la Mesopotamia. Quando i Romani vennero massacrati nella battaglia di Carre, una delle sconfitte più pesanti inflitte ai Romani, e Crasso stesso perse la vita, Artavaside cambiò repentinamente fronte e si unì al vincitore: Orode II, re dei Parti.

La nuova alleanza fu rafforzata con il matrimonio tra la sorella di Artavaside e il figlio di Orode, Pacoro. Poiché Roma era in quel momento tormentata dalla guerra civile, non poté garantire le opportune difese alla Siria che venne invasa nel 51 a.C. dalle forze congiunte di Parti ed Armeni che rimasero nella regione per ben quindici anni.

Quando Marco Antonio divenne governatore della parte orientale dell'Impero Romano, i suoi luogotenenti prima e lui stesso poi, scacciarono dalla Siria i Parti ed i loro alleati Armeni. Fu allora che Artavaside cambiò nuovamente alleato offrendo ai Romani delle truppe ausiliarie e invitandoli ad attraversare il suo regno per invadere i Parti. Questa volta Marco Antonio seguì l'invito del re armeno ed evitò il deserto della Mesopotamia, e marciò su Ecbatana e Ctesifonte con l'intenzione di colpire al cuore l'impero Parto. Quando nel 36 a.C., Marco Antonio subì una pesante sconfitta per conto dei Parti, perdendo 80.000 uomini nella ritirata verso il confine armeno, sospettò di essere stato tradito da Artavaside.

La sua vendetta fu elaborata, due anni dopo, convinse con l'inganno il re armeno ad incontrarlo per chiedergli la mano di sua figlia per combinare un matrimonio con il figlio avuto da Cleopatra d'Egitto. Quando i due si incontrarono a Nicopoli, Artavaside venne catturato insieme ai suoi familiari, legato con catene d'oro e condotto in Egitto al cospetto di Cleopatra, mentre l'Armenia veniva invasa e soggiogata al Regno tolemaico d'Egitto.

Il monarca venne esposto in un trionfo in onore di Marco Antonio ad Alessandria, e divenne presto oltre che un fastidio, una minaccia per la regina d'Egitto che intendeva porre sul trono d'Armenia suo figlio Alessandro Elio, oltre che impossessarsi del tesoro reale.

Alla sua morte, i nobili armeni elessero al trono suo figlio maggiore Artaxias, che prese il nome di Artaxias II, mentre Alessandro (il regnante designato da Marco Antonio quale re dei Parti, dei Medi e degli Armeni), non vide mai il trono anche a causa dell'opposizione dei Parti.

  • Olson Richard Alfred, Study in the coinage of the Arsacid rulers of Parthia from Mithradates I to Artavardes, 1968.
  • Agathanghelos a cura di Robert Thomson, History of the Armenians, State University Press, 1976.
  • Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Artavaside II
  • Artavasde (re), su sapere.it, De Agostini.
  • (EN) Artavasdes II, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.


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